Saggistica Santi buddhisti della Corea antica해동고승전

Kakhun   |   각훈

본문

  • Titolo
    Santi buddhisti della Corea antica
  • Autore
    Kakhun
  • Traduttore
    Maurizio Riotto
  • Casa Editrice
    Libreria Editrice Cafoscarina
  • Anno di pubblicazione
    2021
  • Genere
    Saggistica
Fra le maggiori contraddizioni degli studi orientali c'è la scarsa attenzione prestata alla Corea e a tutta la sua tradizione intellettuale, Buddhismo compreso. La cosa è ancora più grave se solo si pensa al ruolo di autentica mediatrice culturale che la Corea ebbe tra il continente e le isole giapponesi. Il Buddhismo coreano ha una storia lunga e tutt'altro che passiva, provata dalle rielaborazioni locali del pensiero dell'Illuminato, l'importante produzione di testi sacri e un'intensa attività capace di gettare le basi della Dottrina in quel Giappone oggi paradossalmente più studiato e conosciuto. Questo volume tratta proprio del Buddhismo coreano, partendo da un'opera del 1215. Il testo in questione è il "Haedong kosung-jon" (Vite dei monaci illustri di Corea), scritto dall'abate Kakhun in un numero imprecisato di libri dei quali oggi si conservano solo i primi due. Nel mondo rimane quasi sconosciuto e per tale motivo l'averlo riportato in questo volume fornisce oggi un'occasione rara, per prendere confidenza con la nascita del Buddhismo in Corea e l'epopea sublime (e a volte tragica) dei monaci coreani che viaggiarono in Occidente alla ricerca della Legge.

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Bombelli님의 댓글

Mario 작성일

L’autore, Maurizio Riotto, è uno studioso della Corea e del Buddhismo coreano. In questo volume, Santi buddhisti della Corea antica, l’autore intende colmare una grande lacuna: "La storia del Buddhismo coreano, antica e affascinante, trova ancora pochi cultori negli ambienti accademici del mondo occidentale. Quella dei periodi più remoti, poi, è privilegio intellettuale di ancor meno studiosi, soprattutto a causa della scarsità di fonti primarie che la riguardano. La travagliata storia della Corea, infatti, ha determinato che la quasi totalità del patrimonio scritto fino al X secolo si perduto, e che le fonti storiche indigene oggi esistenti risalgano principalmente a quel periodo Koriŏ (918-1392) non del tutto a torto chiamato il ‘Medioevo’ coreano". (p. 51) Maurizio Riotto presenta, per la prima volta, in versione italiana (ed è anche questa una novità assoluta) un testo fondamentale della tradizione antica coreana, il “Haedong kosŭng-jŏn”, «Vite di eminenti monaci coreani») scritto intorno al 1215 dall’abate Kakhun. Sono solo i primi due libri di un’opera che nel tempo si è perduta.
L’obiettivo è di carattere storico-agiografico: presentare figure di monaci “santi” in Corea antica, la loro opera, il loro contesto, e rendere disponibile al pubblico italiano un panorama poco conosciuto. Riotto si muove su due livelli: da un lato il quadro storico della Corea antica (i Tre regni, il Buddhismo delle origini, il rapporto con la Cina e con il Giappone), dall’altro l’approfondimento agiografico-monastico del buddhismo coreano: vite, miracoli, istituzioni monastiche, diffusione del buddhismo.
È importante segnalare come l’opera venga inserita nel più ampio progetto dell’autore di far emergere la storia e la cultura della Corea in lingua italiana. Sottolineatura che ritroviamo nella presentazione del Buddhismo coreano nell’articolo di Mario Bombelli, Il Buddhismo nella ‘Terra del calmo mattino’ (https://www.mariobombelli.eu/wp-content/uploads/2025/01/Buddhismo-coreano-prima-parte-.pdf?utm_source=chatgpt.com).
All’originalità e alla scelta del soggetto: il buddhismo coreano come realtà poco conosciuta in Italia rispetto al buddhismo cinese o giapponese, Riotto mostra sia il contesto (politico, sociale, culturale della Corea antica) sia il lato più “spirituale” o religioso (monaci, morti, miracoli), offrendo una visione integrata.
Un valore aggiunto dell’opera è certamente l’utilizzo della fonte primaria: Haedong kosŭng-jŏn il riferimento alle figure dei monaci e agli ordini buddhisti coreani, oltre al confronto con le fonti cinesi/giapponesi. La ricchezza del volume consiste anche nella riproduzione, nella seconda parte, dello stesso Haedong kosŭng-jŏn secondo la Tripitaka giapponese.
Contemporaneo del monaco Kakhum è il maestro Chinul, che a ragione viene ritenuto una delle più brillanti figure del buddhismo coreano, iniziatore della conciliazione tra le due correnti del buddismo presenti all’epoca: Kyo e Sŏn.
Sicuramente il libro può essere un forte timolo per ulteriori ricerche. Il volume può essere un ottimo punto di partenza per chi voglia approfondire il buddhismo coreano.
Concludo con le parole di Riotto: "Immaginate, per un momento, se gli studi dell’antica area del Mediterraneo si fossero evoluti senza tener conto della Grecia. Si sarebbe così passati dalla civiltà del Vicino Oriente direttamente al mondo romano, lasciando un impressionante «buco nero» al centro… Con gli interessi degli studiosi dell’Estremo Oriente concentrati in massima parte sulla Cina e sul Giappone, infatti, la Corea è stata praticamente ignorata… Come se non bastasse, anche agli studiosi occidentali che hanno deciso di onorarla del loro interesse la Corea è stata più spesso «trovata» che «cercata».