Romanzi Kim-Ji Young, nata nel 198282년생 김지영
Cho Nam-joo   |   조남주
본문
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TitoloKim-Ji Young, nata nel 1982
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AutoreCho Nam-joo
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TraduttoreFilippo Bernardini
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Casa EditriceLa Tartaruga
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Anno di pubblicazione2021
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GenereRomanzi
Il sorriso di Shoko
25.05.13 Articolo successivoLe guardiane della notte
25.05.13댓글목록

GIORDANO님의 댓글
josephine 작성일
Il romanzo racconta la vita di Kim Jiyoung, una donna comune in Corea del Sud, simbolo della condizione femminile nella società moderna. Fin da bambina deve affrontare discriminazioni a scuola, nel lavoro e in famiglia. Quando diventa madre, queste ingiustizie la portano a una crisi psicologica, che la fa “diventare” altre donne, come se la sua identità si fosse spezzata.
Lo stile dell’autrice è semplice e diretto, alternando episodi di vita quotidiana a dati reali sulla condizione delle donne, rendendo il romanzo realistico e potente.
Il messaggio è chiaro: la disuguaglianza di genere esiste ancora, e va riconosciuta e superata. Ho trovato il libro importante e toccante, perché fa riflettere sull’uguaglianza, sul rispetto e sul diritto di ogni persona di vivere liberamente.

Pierdona'님의 댓글
Beatrice 작성일
“Kim Ji-Young, nata nel 1982” è un romanzo della scrittrice sudcoreana Cho Nam-Joo, pubblicato per la prima volta nel 2016 in lingua coreana. Il libro racconta la vita ordinaria di Kim Ji-Young, una donna comune, attraverso diverse fasi della
sua esistenza: infanzia, adolescenza, età adulta, matrimonio e presente.
La particolarità del romanzo sta proprio nella sua apparente normalità. Ji-Young non è una figura
eccezionale, né protagonista di eventi straordinari. Al contrario, è attraverso la sua quotidianità che
l’autrice denuncia le discriminazioni e le ingiustizie sistemiche che le donne affrontano in Corea del Sud e, più in generale, nel mondo. La narrazione è arricchita da riferimenti a dati reali e fonti ufficiali, riportati in nota, che ne rafforzano la dimensione documentaria.
Il romanzo mette in evidenza che, nonostante alcuni progressi generazionali, visibili nel confronto tra la vita della madre di Ji-Young e la sua, la disparità di genere è ancora oggi una realtà tangibile.
Un passaggio particolarmente significativo è quando, durante un colloquio di lavoro, le viene chiesto come reagirebbe a una molestia sul posto di lavoro. Ji-Young risponde che probabilmente troverebbe una scusa per lasciare la stanza, cercando così di sembrare diplomatica e "adeguata" al ruolo. Alla fine, non ottiene
il posto e scopre che nemmeno le altre candidate, che avevano risposto in modo più diretto, sono state selezionate. Questo episodio la porta a riflettere sul fatto che avrebbe potuto dire ciò che pensava davvero, perché il risultato sarebbe stato comunque lo stesso.
Mi sono riconosciuta molto in Ji-Young. Fin da piccole ci viene insegnato a non reagire, a restare in silenzio, a non essere "scomode".
Ma questa lettura mi ha fatto riflettere: se non iniziamo a parlare, a ribellarci, le cose non cambieranno mai. Se di fronte a una domanda inappropriata non la si denuncia come tale, quella domanda continuerà a essere fatta anche ad altre donne.
Ho letto questo libro dopo aver visto la serie televisiva tratta da “The Handmaid’s Tale” di Margaret Atwood, romanzo pubblicato nel 1985. Ambientata in un futuro distopico, racconta un'America trasformata in un regime totalitario e patriarcale dove le donne vengono private di ogni diritto e ridotte al ruolo di serve, madri o mogli. L’ascesa di questo regime non avviene in modo improvviso, ma attraverso leggi graduali che, con il pretesto della sicurezza, erodono poco a poco la libertà femminile. Quando le protagoniste si rendono conto della gravità della situazione, è ormai troppo tardi. Nessuno ha alzato la
voce prima.
Sebbene la visione di The Handmaid’s Tale sia estrema e volutamente distopica, serve a sottolineare l’importanza di reagire, di farsi sentire, di non accettare il silenzio come unica via. Ed è esattamente lo stesso messaggio che mi ha lasciato “Kim Ji-Young, nata nel 1982”: la vera rivoluzione comincia quando iniziamo a parlare.



