Romanzi A Jeju nasce il vento연적
Kim Ho-Yeon   |   김호연
본문
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TitoloA Jeju nasce il vento
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AutoreKim Ho-Yeon
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TraduttoreClaudia Soddu
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Casa EditriceSalani
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Anno di pubblicazione2025
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GenereRomanzi
Il minimarket della signora Yeom
25.05.13 Articolo successivoL' origine delle specie
25.05.13댓글목록

Cannizzaro님의 댓글
ElenaCannizzaro 작성일
Un viaggio tra silenzi, vento e sentimenti non detti
Recensione di Elena Cannizzaro
A Jeju nasce il vento è il primo romanzo coreano tradotto in italiano che ho letto, e non potevo desiderare un battesimo migliore. Kim Ho-Yeon ci accompagna in un viaggio che è fisico—da Seoul all’isola di Jeju—ma soprattutto emotivo, fatto di esitazioni, ritorni, silenzi e piccole fratture interiori.
Minjung e Andy, diversi in tutto, sono uniti da un amore perduto: Jaeyeon. Le sue ceneri diventano il pretesto per un viaggio condiviso, ma ciò che davvero trasportano è un carico di emozioni mai del tutto accettate. Il loro rapporto si muove come il vento dell’isola: a tratti impetuoso, a tratti assente, sempre pronto a sollevare ciò che è stato nascosto.
Un dettaglio che mi ha colpita è il modo in cui l’autore fa passare le ceneri di Jaeyeon da un contenitore all’altro: dall’urna solenne a un recipiente di plastica, poi a una cassetta di legno costruita con cura, fino a una busta improvvisata. Non sono semplici oggetti, ma tappe narrative che sembrano riflettere lo stato emotivo della donna anche ora che non c’è più. È come se, attraverso queste trasformazioni materiali, Kim Ho-Yeon ci suggerisse che Jaeyeon continua a esistere nel ricordo e nelle tensioni dei due uomini, subendo ancora la loro presenza, le loro esitazioni, le loro bugie e i loro slanci. Quei contenitori diventano specchi delle loro fragilità, e quando le ceneri si liberano nel vento, è come se Jaeyeon si svincolasse da tutto ciò, trovando finalmente pace—e loro, forse, un primo passo verso l’accettazione.
Il romanzo non cerca scorciatoie né redenzioni spettacolari. In fondo, sembra voler dire che a volte il vento—cioè le avversità, le perdite, le fratture—che ci scompiglia è lo stesso che ci rimette in cammino.
Per me, che mi sto avvicinando ora alla letteratura coreana, è stato come aprire una finestra su un modo diverso di raccontare l’intimità. Un modo che non urla, ma sussurra. E che, proprio per questo, resta dentro più a lungo.



