Romanzi Prenditi cura di lei엄마를 부탁해

Shin Kyung-sook   |   신경숙

본문

  • Titolo
    Prenditi cura di lei
  • Autore
    Shin Kyung-sook
  • Traduttore
    Vincenzo Mingiardi
  • Casa Editrice
    Neri Pozza
  • Anno di pubblicazione
    2011
  • Genere
    Romanzi
Un pomeriggio qualsiasi in una stazione della metropolitana di un paese orientale, ma potrebbe essere ovunque, visto che la scena è ovunque la medesima: una grande ressa e la gente che si urta senza nemmeno scambiarsi un cenno di scuse… Una coppia di anziani si precipita verso il treno appena arrivato. L’uomo, la borsa della donna in mano, riesce a malapena a salire in carrozza. Non appena si volta, però, scopre con sgomento che i suoi occhi non vedono più la camicetta celeste, la giacca bianca e la gonna beige a pieghe della moglie. Della donna non vi è più traccia. Sparita, letteralmente inghiottita dalla folla.
Così Park So-nyo, 69 anni, minuta, capelli argentati con permanente, scompare, senza denaro e senza documenti, nella sterminata marea umana della metropolitana di Seul. È arrivata nella grande città dal suo piccolo paese di campagna per il solito pellegrinaggio alle case dei figli, soprattutto a quelle del primogenito, appena diventato dirigente di un’impresa immobiliare, e della figlia che scrive romanzi che lei, Park So-nyo, provvede sempre puntualmente a farsi leggere.
Conosce la metropoli. Tanti anni fa, quando il primogenito era ai primi passi della carriera e dormiva in ufficio, era rimasta addirittura da sola in città. Con amore materno, aveva dormito con lui in ufficio dividendosi un’unica coperta e, per evitare che il figlio potesse ammalarsi, aveva scelto il lato in cui una corrente gelida spirava dalla finestra.
Ora, però, la sua scomparsa è per i figli non soltanto fonte di angoscia e di grave preoccupazione, ma anche di rimorsi e di sensi di colpa.
Park So-nyo non è più, infatti, la stessa da qualche tempo. Una volta, rientrando in campagna dalla città, la giovane figlia scrittrice ha trovato la casa materna nel più totale disordine. Tazze in bilico sull’orlo del lavello, il cesto degli stracci rovesciato sulla stuoia in soggiorno, le camicie del padre gettate alla rinfusa sul divano. E la mamma che, seduta nel cortile, si stringeva la testa con le mani, il respiro affannoso, il volto smarrito e disperato, le membra afflosciate, come se non riuscisse più a sopportare lo sforzo di contenere il dolore.
La verità è che Park So-nyo, la donna che è sempre stata forte, la madre che non sa leggere ma non è mai stata turbata da nulla, la figura familiare che è sempre stata dalla parte dei figli, che avessero torto o ragione, la persona che tutti potevano chiamare quando qualcosa li angosciava, ha bisogno per la prima volta dei figli.

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Buongiorno님의 댓글

Ale 작성일

“Prenditi cura di lei” arriva dritto al cuore del lettore.
Con la sua delicata prepotenza è in grado di catapultarti all'interno di un tempo insolitamente dilatato.
Un tempo in cui passato, presente e futuro si intrecciano continuamente attorno al dramma iniziale del racconto, che finisce per dissolversi nei ricordi dei protagonisti.
Ricordi che riaffiorano in un altalenante e intenso susseguirsi di malinconiche memorie e struggenti sensi di colpa.
Un romanzo a più voci, dalla particolare struttura corale, che vede i vari personaggi coinvolti scambiarsi "di posto" in un'alternanza narrativa piuttosto inusuale.
Attraverso gli occhi, la voce e il punto di vista di ogni narratore vengono descritti alcuni frammenti della quotidianità della stessa donna, fino a giungere alla ricostruzione di un ritratto perfetto della sua totale identità. I ripetuti e improvvisi passaggi, dalla seconda persona singolare alla terza e poi alla prima, conferiscono alla narrazione un ritmo all'apparenza di non facile intuizione, che alle prime pagine può avere un impatto leggermente destabilizzante, per poi rivelarsi più avanti incredibilmente sorprendente e mai banale. Nonostante il rigore narrativo della sua scrittura, a tratti sicuramente fredda e poco emotiva, l'autrice è molto abile a prenderti per mano e condurti all'interno del mondo interiore dei suoi personaggi, attraverso una prosa essenziale e potente, dalle note timidamente nostalgiche.
La storia, autentica e toccante, riesce a muovere momenti di sincere e commoventi riflessioni, sollevando interrogativi esistenziali sulla complessa natura dell’animo umano. Un testo a tratti scomodo per la sua lettura dolorosa, ma al tempo stesso sia poetico nel rievocare i luoghi che di grande sconvolgimento emotivo nel dipingere i sentimenti. Un vero e proprio inno alla cura delle relazioni umane finché si è ancora in tempo, un tema che spinge sicuramente a interrogarsi e riflettere sulla possibilità di perdono, imparando a saper riconoscere l'amore dietro al sacrificio.
Un libro che tocca le corde più profonde dell'anima.
Resta impresso, dentro, per sempre.
Difficile da dimenticare.

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Martinez님의 댓글

Melissa 작성일

Ci sono libri che non si leggono soltanto — si ascoltano. Come un respiro che si fa memoria, come una voce che chiama da lontano. Prenditi cura di lei è una di quelle voci.
Shin Kyung-sook ci conduce in un viaggio intimo e struggente nel cuore di una famiglia che, perdendo la madre, si accorge di non averla mai davvero vista.

Tutto comincia con una scomparsa — una donna che si perde tra la folla di Seul. Ma dietro quell’assenza si apre un abisso di ricordi, rimpianti e rivelazioni. Attraverso le voci di un marito, di una figlia, di un figlio e infine della madre stessa, il romanzo compone un mosaico di amore taciuto e dedizione invisibile, quella che ogni madre intreccia giorno dopo giorno senza chiedere nulla in cambio.

La scrittura di Shin Kyung-sook è delicata come la seta e tagliente come la verità. Ogni frase è una carezza che brucia: non urla, ma lascia il segno. Nella semplicità dei gesti quotidiani — il cucinare, il cucire, l’attendere — si nasconde la grandezza silenziosa del sacrificio.
E così il lettore si ritrova a chiedersi, quasi con vergogna: “Mi sono mai davvero preso cura di lei?”

Prenditi cura di lei non è solo un romanzo sulla perdita di una madre; è una preghiera laica sulla memoria, sul tempo che ci sfugge e sull’amore che capiamo solo quando è troppo tardi. È un libro che si chiude con le lacrime agli occhi e il desiderio urgente di fare una telefonata, di dire “ti voglio bene” prima che la voce dall’altra parte del filo si perda per sempre.

Un capolavoro di empatia, che ci insegna che le madri non scompaiono mai davvero: restano nei gesti che abbiamo imparato da loro, nel modo in cui allacciamo il cappotto o nel profumo del riso appena cotto.

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