Broccoli Punch브로콜리 펀치
Lee Yuri   |   이유리
본문
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TitoloBroccoli Punch
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AutoreLee Yuri
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TraduttoreAmber HJ Kim
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Casa EditriceHéloïse Press
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Anno di pubblicazione2025
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GenereRomanzi coreani ancora inediti in Italia
La scrittura di Lee Yuri si distingue per l’introduzione di elementi fantastici inaspettati e bizzarri in ambienti domestici iperrealistici, in una combinazione ipnotizzante di umorismo, assurdo e arguzia. Stilisticamente, l’autrice si colloca agevolmente tra la narrativa letteraria e la fiction di genere.
댓글목록

Simona님의 댓글
작성일Sono molto incuriosita da questo libro per la particolarità del mix tra realtà ed elementi fantastici, il tutto condito da una dimensione di umorismo. Penso che potrbbe essere una lettura divertente e non banale.

Baroli님의 댓글
countingstars 작성일
Broccoli Punch è uno di quei libri che, se arrivassero in Italia, scardinerebbero la nostra idea di “letteratura coreana”. Lee Yuri scrive come se Haruki Murakami avesse incontrato la Seoul contemporanea e deciso di raccontarla attraverso un filtro di ironia, malinconia e delirio. Nei suoi racconti, l’assurdo non è un vezzo estetico: è lo specchio perfetto della società iperconnessa, alienata e spesso ridicola in cui viviamo.
C’è una pianta che parla, un broccolo che prende il posto di una mano, e un gruppo di alieni che studia il culto degli idol: ma sotto questo gioco surreale c’è una riflessione lucidissima sulla solitudine, sull’identità e sull’amore in tempi di spettacolo permanente. Yuri appartiene a quella generazione di autrici coreane che stanno ridefinendo il concetto di realismo, spingendolo verso l’invisibile e il grottesco.
Portare Broccoli Punch in Italia sarebbe un gesto di apertura verso una narrativa che osa, che diverte e che, nel farlo, colpisce dritto dove fa più male: nel riconoscere che, forse, siamo tutti un po’ come quei broccoli parlanti — assurdi, ma disperatamente umani.

Teodoro_M님의 댓글
작성일
All’inizio pensavo fosse una storia un po’ assurda: il pugile che vede la propria mano trasformarsi in un broccolo.
Ma più leggevo, più capivo che non è una favola strana, bensì una metafora amara.
Per combattere, bisogna colpire senza odiare — ma nella realtà è quasi impossibile.
Alla fine, il corpo del protagonista diventa vegetale, come se lo stress e la violenza della vita moderna lo avessero svuotato.
È un’immagine che rappresenta perfettamente la società di oggi, dove il “lavorare” spesso significa consumare se stessi.
Tutti parlano di “crescita”, di “vincere insieme”, ma in realtà è sempre una gara a chi resiste di più.
Anche in Italia molti giovani si sentono intrappolati in una competizione continua, e forse per questo questa storia può toccare anche loro.
E alla fine, come lui, anche noi diventiamo un po’ più spenti, un po’ più verdi… come un broccolo.
Forse, nonostante tutto, vale la pena continuare a cercare quel piccolo ideale — anche se ogni giorno sembri una lotta tra realtà e sogno.
Ed è per questo che vale la pena leggerla: perché non è solo il suo problema, ma anche il nostro.

Rigo님의 댓글
Teodoro_M 작성일
All’inizio pensavo fosse una storia un po’ assurda: il pugile che vede la propria mano trasformarsi in un broccolo.
Ma più leggevo, più capivo che non è una favola strana, bensì una metafora amara.
Per combattere, bisogna colpire senza odiare — ma nella realtà è quasi impossibile.
Alla fine, il corpo del protagonista diventa vegetale, come se lo stress e la violenza della vita moderna lo avessero svuotato.
È un’immagine che rappresenta perfettamente la società di oggi, dove il “lavorare” spesso significa consumare se stessi.
Tutti parlano di “crescita”, di “vincere insieme”, ma in realtà è sempre una gara a chi resiste di più.
Anche in Italia molti giovani si sentono intrappolati in una competizione continua, e forse per questo questa storia può toccare anche loro.
E alla fine, come lui, anche noi diventiamo un po’ più spenti, un po’ più verdi… come un broccolo.
Forse, nonostante tutto, vale la pena continuare a cercare quel piccolo ideale — anche se ogni giorno sembri una lotta tra realtà e sogno.
Ed è per questo che vale la pena leggerla: perché non è solo il suo problema, ma anche il nostro.



